La "nuova partenza" di padre Daniele - GESUITInews

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L’ordinazione di padre Daniele Libanori, il 13 gennaio, nella basilica di san Giovanni in Laterano

Pronti per “una nuova partenza, lasciatevi ridisegnare dallo Spirito Santo, soltanto agli occhi del mondo l’episcopato è un traguardo”: il 13 gennaio, nella basilica di san Giovanni in Laterano, don Angelo De Donatis, vicario del Papa per la Chiesa di Roma, ha affidato ai due nuovi vescovi ausiliari della Capitale una preghiera e un’immagine.

La sua omelia arriva, come vuole la liturgia solenne e ricca di simboli, dopo la consacrazione: sul capo di padre Daniele Libanori e di don Paolo Ricciardi è stato tenuto a lungo il libro dei vangeli, mentre veniva pronunciata la preghiera di ordinazione, seguita dall’unzione del capo con il sacro crisma e la consegna di Vangelo, anello, mitra e pastorale.

“Come san Giuseppe siate custodi di Maria, immagine della Chiesa” dice don Angelo. “Non siete migliori, ma siete amati; non siete degni, ma siete resi adatti dallo Spirito” , aggiunge, sviluppando la riflessione intorno a tre parole prese dalla liturgia della Parola: tempio (“Ogni fratello che incontriamo è un mistero. Siate custodi e non padroni dello spirito di santità che abita in loro”); testimone (“Nessuno può ritenersi inizio e fine della salvezza delle persone. Siate testimoni, senza protagonismi. Continuate a indicare il Signore. Poveri noi se usiamo il ministero come alibi per coprire i nostri vuoti o la comunità cristiana come un palco per le nostre abilità!”); discepolo (“‘Rimanere’ è un verbo fondamentale nel vangelo di Giovanni che potremmo tradurre in ‘dipendere’: fare memoria del fallimento del limite personale è il segreto per dipendere da Cristo. Per lasciarsi ridefinire, come Simone, al quale il Signore cambia persino il nome”). De Donatis conclude la sua riflessione con una lunga esortazione: “Siate schietti con i potenti, tacete davanti agli umili…insegnate con dolcezza a chi crede di saperla lunga…pregate il doppio di quanto predicate e del tempo che dedicate alle riunioni…amate di più chi non obbedisce…assumetevi le vostre responsabilità…intervenite quando necessario..aiutateci a volerci bene…confidate più nella grazia che nella programmazione, nel quotidiano più che nei grandi eventi”.

Alla fine della partecipata celebrazione, presenti numerosi laici, presbiteri e confratelli degli ordinandi, – come per esempio monsignor Giancarlo Perego, pastore di Ferrara, città natale di padre Libanori- , i due vescovi hanno rivolto la parola ai presenti.

Il vangelo “è una nobile impresa per la quale vale la pena giocarsi la vita”, ha detto padre Libanori, che ha ricordato la sua ordinazione, 40 anni fa, a Ferrara, per mano di monsignor Filippo Franceschi, dal quale ha preso il motto episcopale In lumine fidei. “Eravamo ragazzi e la Chiesa ci affidava quanto di più prezioso ha”. Quindi ha fatto memoria dell’ingresso nella Compagnia di Gesù, 26 anni fa. La nuova chiamata all’episcopato, ha detto, “è accolta nella luce e tensione apostolica della Compagnia”, sulla quale conta “con la fiducia piena che si può avere negli amici del Signore”.
Dal 2003 al 2016 padre Libanori è stato rettore della chiesa del Gesù di Roma, poi, nominato vicario generale della diocesi, di quella di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano.
“Alla notizia della richiesta del Papa ho provato enorme sorpresa e poi paura” aveva dichiarato al momento dell’annuncio. “Leggo questa nomina nella linea di una grande attenzione al clero, già espressa con la nomina stessa di monsignor Angelo De Donatis a vicario generale. Non si tratta di un ministero amministrativo ma di occuparsi delle persone, una ad una. La difficoltà principale di un sacerdote? Il superlavoro. È importante fargli sentire che vale, che è amato”.
Padre Libanori continuerà a occuparsi del clero di Roma e dei diaconi permanenti.

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